Non è la prima volta che la moda entra in un museo, che un capo da indossare si trasformi in opera d’arte, ma sicuramente è la prima volta che una serie di abiti diventano un interessante esperimento di robotica, senza per questo perdere minimamente il loro
carattere estetico.
Si chiama Playtime ed è il suo progetto più interessante. Lei è Ying Gao, una stilista, designer, docente universitaria con un trascorso da viaggiatrice lunghissimo: nata in Cina, cresciuta in Svizzera, formatasi in Canada (Montreal) e appena approdata a Parigi.
Ama definirsi come una sviluppatrice di strutture spaziali ed urbane, i suoi “abiti interattivi” sono stati riconosciuti nel 2008 dall’UNESCO che ogni anno premia progetti incentrati su tematiche urbane. Le sue creazioni, infatti, reagiscono alla luce, all’aria, al suono, al tatto, alle vibrazioni e persino al clic di un flash, deformandosi a seconda dello stimolo esterno, in alcuni casi, possono anche illuminarsi interferendo addirittura con videocamere e macchine fotografiche, che non riescono quindi a catturarne la bellezza.
Se normalemente gli stilisti si concentrano su stampe, accessori da integrare ai tessuti e sulle forme che gli abiti devo acquisire, nelle sue collezioni, Ying Gao, si concentra su “elementi elettronici” (fotocellule, fibre ottiche, microcamere, pigmenti fotoluminescenti, rilevatori di movimento e addirittura camere d’aria ultraleggere), studiando con Simon Laroche, esperto in robotica, dei modelli che siano una vera e propria esperienza sensoriale per chi li indossa e per chi li ammira.
Ecco perchè indossando un capo di Ying Gao, si potrà provare la strana sensazione di gonfiarsi, di respirare e stropicciarsi insieme all’abito, come fossimo un tutt’uno. E’ proprio questa l’innovazione più interessante: la capacità della designer di orgine cinese, di aver attribuito a stoffe tradizionali come seta ed organza, un valore digitale ed interattivo, trasformandole in “fibre tessili intelligenti”.
Il suo progetto più recente “Playtime” sarà presentato presso la Cité des Sciences di Parigi fino al 23 luglio 2013.